Analisi dell’intervento muscolare nei movimenti della spalla

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Con l’aumento delle conoscenze sulla funzione e sulla biomeccanica è stata possibile una graduale progressione dell’utilizzo di esercizi basati sull’evidenza scientifica. L’obbiettivo di questo articolo è fornire una visione d’insieme della biomeccanica e delle implicazioni cliniche associate a una rieducazione dell’articolazione scapolo toracica e glenomerale, rivedendo la funzione e la biomeccanica di ogni singolo muscolo coinvolto.
Analizziamo i singoli movimenti della spalla e i muscoli che vengono utilizzati.

ABDUZIONE

Classicamente si divide l’abduzione in tre fasi:
– Prima fase da 0° a 90°
– Seconda fase da 90° a 150°
– Terza fase da 150° a 180°
 Prima fase, da 0° a 90° I muscoli motori sono il muscolo sopraspinato, il muscolo deltoide e in minima parte capo lungo del bicipite. Dal punto di vista temporale si è sempre sostenuto che l’abduzione della spalla viene sempre iniziata dal muscolo sopraspinato, tanto che viene anche definito abductor starter. Subito dopo seguirebbe l’azione del deltoide.
In realtà recentemente, grazie anche all’utilizzo di osservazioni elettromiografiche, mentre si riconosce al m.sopraspinato, nelle fasi iniziali abduttorie, un compito di fissazione della testa omerale nella cavità glenoidea, quindi una prevenzione degli effetti lussanti del muscolo deltoide, non si attribuisce più al solo m.sopraspinato l’inizio dell’abduzione.
Entrambi i muscoli sono temporalmente sinergici nel dare origine all’abduzione correggendosi vicendevolmente la direzione in funzione di salvaguardia del movimento e della sua stabilizzazione. Un’importante considerazione è doverosa per quanto riguarda la rotazione del braccio in partenza, in quanto se l’abduzione del braccio avviene con braccio extra ruotato a 60° l’attività del deltoide è massima, si riduce invece, nei movimenti con spalla intraruotata, per esempio negli esercizi di empty can.
Seconda fase, da 90° a 150° I muscoli motori sono il gran dentato e il muscolo trapezio nei suoi fasci superiori. Si è visto che assieme costituiscono una coppia di forze.
I muscoli che si oppongono a tale movimento sono i muscoli romboidei, il muscolo elevatore della scapola e i fasci inferiori del muscolo trapezio.
Se consideriamo la spalla destra osservata posteriormente, il lavoro prodotto dal muscolo gran dentato sposta, con movimento di rotazione antioraria, la scapola facendo si che la cavità glenoidea si rivolga verso l’alto. Ciò permette al trochite omerale di muoversi liberamente nella cavità glenoidea, quindi all’arto superiore di eseguire liberamente il movimento di elevazione fino a 150°
Terza fase da 150° a 180° I muscoli motori sono sempre gli stessi , però l’elevazione latero-mediale, per essere possibile deve produrre preventivi spostamenti del busto, cioè nell’elevazione di un solo arto intervengono i muscoli flessori  controlaterali del rachide che, allontanando ulteriormente sul piano frontale le inserzioni dei muscoli motori, consentono loro di operare negli ultimi 30° gradi
Nel corso degli anni ci sono stati vari studi sugli esercizi più efficaci e meno dannosi per i muscoli sopracitati. In particolare è stato dimostrato che la retrazione scapolare aumenta sia l’ampiezza dello spazio sottoacromiale sia il potenziale di forza del muscolo sopraraspinato, se comparata con una posizione più protratta della scapola, quindi gli esercizi full can sembrano essere i più vantaggiosi, ovvero l’elevazione sul piano scapolare con extrarotazione glenomerale. (fig.1)

full can exercise
figura 1

FLESSIONE (ANTEPOSIZIONE)

Movimento dell’arto superiore che si attua sul piano sagittale attorno all’asse frontale della spalla, per effetto di questo movimento l’arto superiore si sposta in alto e in avanti, anche questo movimento riconosce tre fasi:
– Prima fase da 0° a 60°
– Seconda fase da 60° a 120°
– Terza fase da 120° a 180°
Prima fase da 0° a 60° I muscoli motori del movimento sono il muscolo deltoide (fascio anteriore), il muscolo bicipite brachiale e il muscolo gran pettorale. Si oppongono al movimento, oltre i muscoli dell’estensione, anche il muscolo piccolo rotondo e il muscolo sottospinato; questi due muscoli formano la cosidetta cuffia posteriore, che esercitando una forza infero posteriore sulla testa dell’omero provvede alla coaptazione glenomerale e all’opposizione dello spostamento superiore e anteriore della testa.
Seconda fase da 60° a 120° Nella prima fase la rotazione della scapola è minima, in questa seconda fase, invece, si ha una grossa partecipazione del muscolo dentato anteriore. La cavità glenoidea viene orientata verso l’alto e in avanti per effetto della rotazione della scapola.
L’altro muscolo interessato è il muscolo trapezio, in particolare i suoi fasci posteriori. I muscoli che si oppongono a tale movimento sono il gran pettorale e il gran dorsale. Il legamento coraco-omerale entra, qui, in maggior tensione per lo spostamento verso dietro del trochite.
L’esercizio per eccellenza con maggiore attività del muscolo dentato anteriore è sicuramente il push up a parete, effettuando una completa protrazione della scapola dopo aver effettuato l’estensione del gomito. (fig.2)

push up a parete
Figura 2

Un altro esercizio importante è lo slide sul muro che si effettua partendo da una posizione di contatto del bordo ulnare dell’avambraccio con la parete, gomito flesso a 90° e le spalle abdotte a 90° sul piano della scapola. Da questa posizione le braccia scorrono sulla parete in diagonale verso l’alto.
Terza fase da 120° a 180° Con meccanismi simili alla terza fase dell’abduzione, si può ottenere il completamento della flessione, unilateralmente, flettendo la colonna e portando verso l’abduzione l’arto superiore e bilateralmente, con una iperestensione lombare

MOVIMENTO GRADI MUSCOLO MOTORE
ABDUZIONE 0°-90°

90°-150°

150°-180°

SOPRASPINATO-DELTOIDE

GRAN DENTATO-TRAPEZIO

FLESSORI CONTROLATERALI RACHIDE

FLESSIONE (ANTEPOSIZIONE) 0°-60°

60°-120°

120°-180°

DELTOIDE-BICIPITE BRACHIALE-GRAN PETTORALE

TRAPEZIO-DENTATO ANTERIORE

FLESSORI CONTROLATERALI RACHIDE

ESTENSIONE (RETROPOSIZIONE) GRANDE ROTONDO-GRAN DORSALE-TRICIPITE-DELTOIDE
ADDUZIONE GRAN PETTORALE-TRICIPITE-GRAN DORSALE-GRANDE ROTONDO-CAPO BREVE BICIPITE
ROTAZIONE SUL PIANO TRASVERSO INTERNA

ESTERNA

DELTOIDE-SOTTOSCAPOLARE-GRANDE E PICCOLO PETTORALE-GRAN DENTATO

DELTOIDE-INFRASPINATO-PICCOLO ROTONDO-ROMBOIDE-TRAPEZIO

ROTAZIONE ASSIALE INTERNA

ESTERNA

SOTTOSCAPOLARE-GRAN PETTORALE-CAPO LUNGO BICIPITE-DELTOIDE ANTERIORE-GRAN ROTONDO-GRAN DORSALE

INFRASPINATO-PICCOLO ROTONDO-DELTOIDE POSTERIORE

 

ESTENSIONE (RETROPOSIZIONE)

Movimento dell’arto superiore, che si svolge sul piano sagittale ed è opposto al precedente. Si compie attorno all’asse frontale della spalla: ha come effetto lo spostamento indietro e in alto dell’arto superiore. I muscoli motori sono il gran rotondo, il gran dorsale, il tricipite e il muscolo deltoide.

ADDUZIONE

Vi sono due tipi diversi di abduzione, ovvero quella relativa rispetto a un qualsiasi angolo in abduzione e quella assoluta.
Nell’abduzione relativa il movimento avviene sul piano frontale, attorno all’asse sagittale della spalla. Quando viene effettuata con busto eretto la forza di gravità è sufficiente a produrre il movimento, lavoro muscolare si verifica invece se l’adduzione è compiuta rallentando il movimento, ma in questo caso sono i muscoli abduttori a esercitare una contrazione eccentrica mentre la muscolatura adduttoria è silente.
Se il lavoro muscolare viene svolto per aumentare la velocità del movimento di adduzione o contro una resistenza, allora ci sarà azione da parte degli adduttori.
La vera adduzione tuttavia, è quella che, partendo da arto superiore rilasciato lungo il corpo, si porta alla linea mediana del corpo. Si parlerà di adduzione assoluta.
Il lavoro adduttorio è effettuato dai seguenti muscoli: Gran pettorale, capo lungo del tricipite, gran rotondo, gran dorsale, capo breve del muscolo bicipite.
Inoltre intervengono nell’adduzione assoluta i muscoli che, rispettivamente, flettono (adduzione con anteposizione) ed estendono (adduzione con retroposizione) il braccio, in particolare il fascio anteriore e posteriore del muscolo deltoide.

ROTAZIONE SUL PIANO TRASVERSO

In questo caso la posizione di riferimento è il braccio abdotto a 90°. Il movimento avviene sul piano orizzontale attorno all’asse verticale della spalla. La rotazione interna si compie per effetto dei muscoli  deltoide (fascio anteriore), sottoscapolare, grande e piccolo pettorale, gran dentato.
E’ importante notare che mentre durante l’intrarotazione a 0° di abduzione l’azione del sottoscapolare è assistita da diversi grandi muscoli, come il gran pettorale e il gran dorsale, durante l’intrarotazione a 90° di abduzione il muscolo sottoscapolare è il principale motore, in questo caso viene minimizzata l’azione del gruppo dei grandi muscoli.
Il sottoscapolare (video) provvede alla compressione della glenomerale, alla intrarotazione e alla stabilità anteriore della spalla, trattasi quindi di un muscolo fondamentale nei percorsi di rieducazione e recupero. (Le briglie muscolari antero-posteriori responsabili della stabilità orizzontale sono anteriormente il sottoscapolare e posteriormente il sottospinato). Il sottoscapolare, rappresenta un’importante barriera dinamica alla lussazione anteriore della testa dell’omero. Negli sportivi, in particolare negli sport di lancio come la pallavolo, si riscontra una maggiore lassità della capsula anteriore e una retrazione di quella posteriore, quindi iperlassità in extrarotazione, in questo caso il consiglio è di rinforzare i depressori omerali, gli intrarotatori e allungare la capsula posteriore.

La rotazione esterna si compie per l’azione dei muscoli deltoide (fasci posteriori), infraspinato, piccolo rotondo, romboidei e trapezio.
I muscoli infraspinato e piccolo rotondo formano la cuffia posteriore, che esercitando una forza infero posteriore sulla testa dell’omero provvede alla coaptazione glenomerale e all’opposizione dello spostamento superiore e anteriore della testa.

ROTAZIONE ASSIALE

La posizione di riferimento è il braccio in sospensione con gomito flesso a 90°.
E’ infatti l’asse dell’avambraccio che ci permette di misurare, indirettamente la rotazione della diafisi omerale.
La rotazione interna è verificabile posizionando l’avambraccio dietro al tronco, i muscoli coinvolti sono il sottoscapolare, il gran pettorale, il capo lungo del muscolo bicipite, il deltoide (fasci anteriori), gran rotondo e gran dorsale.
La rotazione esterna, invece, è data da piccolo rotondo, infraspinato e deltoide (fasci posteriori). Il muscolo infraspinato è il più forte extrarotatore, rappresenta l’80% della forza di extrarotazione , mentre il piccolo rotondo il 12%.

Per concludere è importante ricordare come gli intrarotatori devono essere il 50% più forti degli extrarotatori.

BIBLIOGRAFIA
IL MOVIMENTO UMANO applicato alla rieducazione e alle attività sportive, edi-ermes