La spalla dolorosa nei nuotatori professionisti, analisi dei vari stili

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Il nuoto è una disciplina molto dispendiosa sia dal punto di vista del tempo che dal punto di vista fisico; infatti un nuotatore agonista di stile libero per esempio, compie in media 8-10 bracciate ogni vasca da 25 mt per un conteggio totale di circa 30.000 bracciate per spalla a settimana per arrivare a circa 500.000 bracciate all’anno per ogni spalla.

Questi semplici dati possono far capire come ci sia un enorme stress per la muscolatura della spalla e dell’articolazione gleno-omerale ed è per questo che la spalla dolorosa è la più frequente problematica tra i nuotatori professionisti. Analizzando vari test effettuati comparando nuotatori con gruppi di controllo sono state riscontrate alcune problematiche che si presentano con una certa frequenza, con l’intento di fornire dati più precisi sono stati eseguiti testi isocinetici per confrontare la forza di un arto con il controlaterale. Analizzando sia la coppia massima, sia il lavoro totale durante i test isocinetici è importante notare come ci sia una maggiore forza degli intra rotatori rispetto agli extra rotatori ed è quindi importante un corretto equilibrio tra le due componenti muscolari per evitare un eccessivo sbilanciamento. Il test isocinetico mostra uno sbilanciamento nel rapporto rotatori interni/esterni (spalla destra 0.52) e decisamente più basso di quello dei sedentari (spalla destra 0.75). Nonostante il nuoto sia uno sport simmetrico, i dati confermano che il nuoto a stile libero ad elevata intensità porta ad asimmetria con una spalla più forte dell’altra (dx>sx), è stato mostrato inoltre che il 55% dei nuotatori mostrano protrazione scapolare e il 35% mostrano impingement. Questi elementi clinici non sono stati osservati nel gruppo di controllo. La lassità capsulolegamentosa anteriore-inferiore è mostrata nel 67% dei nuotatori e questo comporta, che si generi un quadro di instabilità dell’articolazione (spesso multidirezionale), la quale è causa di dolori alla spalla e accomuna piu nuotatori di quanti casi siano riportati. Spesso, a una generale MDL (Multy Direction Laxity), si associa nei nuotatori una forte limitazione nella rotazione interna della spalla.

Le problematiche più ricorrenti sono la sindrome da impingment coracoacromiale, tendinopatia della cuffia dei rotatori ed in particolare del sovraspinoso, disfunzioni scapolo toraciche (protrazione della scapola o scapola alata), infiammazione del capo lungo del bicipite e in casi più rari lesione del labbro glenoideo. Dato che il 90% della fase propulsiva  del nuoto è a carico degli arti superiori, è facile incorrere in disturbi a carico della spalla, la quale è notoriamente l’articolazione più mobile del nostro corpo e allo stesso tempo la più instabile. La “spalla del nuotatore” è un termine coniato nel 1978 e fino a quel momento i nuotatori riportavano una serie di sintomi senza avere a disposizione una diagnosi precisa. La causa di dolore può essere benigna (dolore muscolare dopo allenamento) o più seria (tendiniti, instabilità, impingement, lesioni del labbro, o per la sintomatica mancata fusione del processo acromiale).

Prima si diagnostica la problematica, prima si possono intraprendere programmi di riabilitazione. I protocolli di prevenzione includono inoltre l’educazione degli allenatori nel somministrare i giusti programmi di forza nei nuotatori in età puberale. Una particolare attenzione dovrebbe essere spostata nel migliorare il bilanciamento muscolare intorno all’articolazione gleno omerale e scapolo toracica.

Il trattamento della spalla dolorosa include:

1- evitare attività dolorosa

2- ciclo di 2 settimane di anti infiammatori non steroidei e ghiaccio

3- diminuire lo stretching della capsula anteriore e aumentare quello della posteriore

4- aumentare esercizi per la cuffia in particolare in extra rotazione

5- esercizi per i fissatori delle scapole e aumentare la rotazione del corpo

La prevenzione può essere effettuata tramite:

1- evitare attività dolorose e avvisare l’allenatore immediatamente se si presenta dolore

2- non usare anti infiammatori non steroidei in presenza di  dolore cronico

3- stesso tempo per lo stretching della capsula anteriore e posteriore

4- eseguire esercizi generali per la cuffia

5- eseguire esercizi per i fissatori delle scapole e per la rotazione del corpo

6- Rinforzo specifico del Capo Lungo del Bicipite.

Analizzando sia la coppia massima, sia il lavoro totale durante i test isocinetici è importante notare come ci sia una maggiore forza degli intra rotatori rispetto agli extra rotatori ed è quindi importante un corretto equilibrio tra le due componenti muscolari per evitare un eccessivo sbilanciamento. I principali problemi sono causati da instabilità scaturiti da un aumentata domanda di prestazione, la quale però diminuisce la stabilità della spalla.

Il trattamento chirurgico di decompressione sub acromiale può essere consigliato in caso di impingement puramente meccanico. Se il dolore da instabilità gleno omerale non trova benefico con i regimi di prevenzione o trattamento del dolore e persistono i sintomi, si può anche in questo caso prendere in considerazione la ricostruzione chirurgica della struttura capsulo legamentosa per ridurne la lassità o per rimuovere infiammazioni croniche o cicatrici,  considerando che la chirurgia è meno efficace negli atleti che praticano sport “overhead” e rimanendo consapevoli della possibile diminuzione della performance.

ANALISI BIOMECCANICA DEGLI STILI DEL NUOTO

STILE LIBERO

Per capire meglio quali muscoli vengono attivati nel gesto specifico del nuoto e di conseguenza programmare allenamenti specifici (resistenza o forza) per i singoli muscoli, possiamo analizzare biomeccanicamente i quattro stili praticati nella disciplina del nuoto. Analizzando meglio la specifica bracciata dello stile libero, essa si può dividere in più fasi: scivolamento, trazione e recupero.

Scivolamento: inizia quando la mano destra entra nell’acqua, con il gomito tenuto leggermente più in alto della mano. Durante questa fase il braccio è tenuto avanti e lateralmente rispetto alla testa e leggermente mediale o laterale rispetto alla spalla, il trapezio superiore, i romboidi e il dentato anteriore mostrano aumentata attività nel ruotare la scapola verso l’alto per liberare la testa dell’omero. Il muscolo romboide lavora per ancorare l’ angolo superiore della scapola cosi che il trapezio superiore e il dentato anteriore possano fare da leva per la rotazione verso l’ alto

Trazione: può essere divisa in ulteriori 3 fasi:

  • Precoce: avviene dalla fine della fase di scivolamento, quando la mano raggiunge la massima estensione anteriore e inizia il movimento verso il basso fino a quando l omero è flesso a 90° oppure perpendicolare all’asse lungo del corpo o con il braccio che punta dritto al fondo della piscina.

Durante la fase Precoce, il gomito rimane alto, verso la superficie dell’acqua e la spalla muove in rotazione interna, estensione e adduzione dell’articolazione gleno omerale. Questo può essere visto come se il nuotatore afferrasse un punto nell’acqua e lo portasse sul suo corpo sopra la parte superiore (meccanica a catena cinetica chiusa). Il nuotatore cerca di tirare direttamente all’indietro(dietro ai piedi). La rotazione del corpo lungo l’asse lungo causa al braccio e avambraccio di muoversi lateralmente o medialmente rispetto al tronco. La posizione alta del gomito permette al nuotatore di combinare la forza dei rotatori del braccio con quella dei più grandi muscoli del tronco cosi che il corpo si muove in avanti usando la spalla come fulcro.

Il gran pettorale e il piccolo rotondo lavorano in coppia per estendere, addurre e ruotare internamente l’omero.

  • Media: quando l avambraccio punta il fondo della vasca, è una transizione tra le fasi   precoce e tardiva della trazione ed ha una specifica azione muscolare

Il dentato anteriore, grande pettorale e gran dorsale sono attivi per muovere il corpo in avanti avendo come punto fisso la mano.

  • Tardiva: avviene dai 90° di flessione finchè la mano non esce dall’acqua.

Il gran dorsale aumenta l attività per estendere l’articolazione gleno omerale e assistere il sottoscapolare nella rotazione interna.

 

Recupero: Alla fine della fase di trazione, passando nella fase di recupero, il gomito rimane leggermente flesso all’uscita dall’acqua ed esce prima della mano, il deltoide posteriore, medio e il sovraspinato lavorano in sequenza per aiutare ad estendere e abdurre l’omero. I romboidi retraggono la scapola e iniziano la fase di rollio del corpo del lato opposto preparando la trazione del braccio opposto e il recupero del braccio omolaterale. Il trapezio superiore e il dentato anteriore aumentano l’attività per ruotare verso l’alto la scapola. Il deltoide si attiva durante il recupero, con la parte posteriore che inizia l’estensione, la media che abduce seguita dalla parte anteriore che flette la spalla in preparazione dell’entrata della mano. La fase di recupero dello stile libero è di durata più breve rispetto a quella della fase di trazione perché non c’è resistenza dell’acqua a rallentare il movimento del braccio.

 

glide/reach early pull-through mid pull-through late pull-through end of pulling early recovery mid recovery late recovery
Deltoide anteriore

x

x

Deltoide medio

x

x

x

x

x

Deltoide posteriore

X

x

Trapezio superiore

x

x

Sovraspinato

X

Infraspinato

x

Sottoscapolare

X

X

x

Piccolo rotondo (estensione)

x

Gran Dentato

X

x

x

Romboide

x

x

x

Gran Pettorale

x

X

Gran Dorsale

X

X

 

Da questa tabella si può evincere come il muscolo principalmente attivato durante la bracciata sia il deltoide medio, la cui componente di allenamento dovrà orientarsi soprattutto sulla forza resistente. Anche i muscoli sottoscapolare, romboidi e il dentato anteriore sono frequentemente attivati seppur in maniera minore. Gli altri muscoli del cingolo scapolare vengono attivati con un impegno minore e dovranno essere allenati quindi in maniera più specifica nella loro componente di forza massimale.

 

Quest’analisi può essere utile nella prevenzione del sovraccarico muscolare e di conseguenza nel prevenire problematiche della struttura capsulo-legamentosa della spalla.

VARIAZIONI DELLA MECCANICA DELLA BRACCIATA A STILE LIBERO IN PRESENZA DI DOLORE

A causa dell’impingement il braccio è più lontano dalla linea mediana di entrata della mano, con l’omero più basso e il gomito più caduto con una minore attività dei muscoli deltoide anteriore, medio, trapezio superiore e romboidi. il reclutamento del trapezio superiore risulta tardivo nella spalla con impingement. Durante la fase di trazione c è una diminuita attività del dentato anteriore con un aumentata attività dei romboidi e ciò causa una minore rotazione verso l’alto della scapola e protrazione. Alla fine della trazione, gli atleti con spalla sintomatica mostrano una precoce uscita dall’acqua della mano, presumibilmente per evitare i gradi estremi di rotazione interna. I romboidi mostrano un aumentata attività per retrarre ed elevare la scapola. Durante il recupero, c’è una diminuita attività del deltoide anteriore che limita la flessione anteriore con conseguente entrata più laterale della mano, é stato riportato che la forza idrodinamica esercitata dalla mano al momento dell’ingresso in acqua potrebbe forzare l’elevazione del braccio oltre la flessione massima attiva, portando la spalla in una posizione di iperflessione e causando impingement. La durata media dell’impingement durante la bracciata è fino al 24,8% del tempo totale con il 14,4% che avviene durante la trazione e il 10,4% durante il recupero. E’stato riscontrato che nuotatori esperti mostrano impingement in alcune bracciate e lo evitano in altre. La tecnica di nuoto risulta incoerente in condizioni di dolore e le azioni di compenso della spalla vengono usate ad ogni fase della bracciata per evitare impingement. Non è dimostrato se le alterazioni della bracciata viste nei nuotatori con dolore alla spalla siano causa o conseguenza del dolore.

FARFALLA

Lo stile a Farfalla utilizza le anche come fulcro per il caratteristico movimento ad altalena del corpo. E’ simile allo stile libero, ma le braccia vengono utilizzate in maniera sincrona. L’attività muscolare durante la farfalla è simile a quella utilizzata nello stile libero, con alcune eccezioni. Quando le mani entrano in acqua i palmi sono rivolti verso l’esterno (rotazione interna e pronazione completa) e il trapezio superiore, il sovra e il sottospinato mostrano un elevata attività, insieme a deltoide medio, anteriore e romboidei. Questa elevata posizione del gomito fornisce una leva e un’ampia area di superficie per tirare il corpo attraverso l’acqua. Le mani possono muoversi più vicine sotto le spalle, come se le braccia si muovessero mantenendo un anglo di 90° di flessione di fronte al corpo, perpendicolarmente all’asse lungo del corpo, con le braccia che puntano dritte in basso. Come nello stile libero, il gran pettorale, il dentato anteriore e il lunghissimo del dorso eseguono la maggior parte della trazione e con un picco di attività del sottoscapolare e del piccolo rotondo, in questa fase media della trazione. Il nuotatore fletterà simultaneamente le ginocchia e inizierà una spinta verso il basso, assistendo in spinta e propulsione le anche. Dalla posizione di 90° di flessione delle spalle, le braccia vengono rapidamente ruotate all’interno e portate verso i piedi, spingendo le mani all’indietro per completare lo stile. I muscoli che maggiormente si attivano in quest’ultima fase di spinta sono il lunghissimo del dorso, il deltoide posteriore e i romboidei. Con l’ultima spinta delle braccia e la doppia calciata delle gambe, la testa e le spalle si sollevano sulla superficie dell’acqua per il recupero.

Differentemente dallo stile libero, nel quale la respirazione avviene da un lato , nello stile farfalla avviene davanti. Le braccia recuperano con i gomiti leggermente piegati e la testa si immerge subito prima che le braccia entrino in acqua. Il recupero a gomito leggermente flesso riduce “il braccio di coppia” per incrementare l’efficienza dello stile e riduce lo sforzo sulla parte superiore della schiena e sui muscoli delle braccia. Siccome entrambe le scapole e le braccia devono essere simultaneamente elevate, l’attività del trapezio superiore è massima quando le mani escono dall’acqua, mentre il picco di attività dei romboidei si ha durante il medio recupero. Le attività dei muscoli durante le rimanenti fasi del recupero sono le stesse dello stile libero.

 

VARIAZIONE DELLA MECCANICA DEL MOVIMENTO A FARFALLA IN PRESENZA DI DOLORE

Pink e al. hanno studiato il dolore di spalla in relazione allo stile a farfalla e hanno constatato un’entrata in acqua più ampia con le mani. Durante la prima fase di trazione c’è un significativo aumento dell’attività del deltoide posteriore per abdurre ed estendere la spalla. Nel momento di entrata in acqua della mano, si nota una riduzione di attività del trapezio superiore e del dentato anteriore e un’attività invariata dei romboidei, con la risultante di avere una maggiore rotazione verso il basso della scapola.

La diminuzione di attività del sopraspinato e del piccolo rotondo è attribuita all’impingement doloroso, dovuto al mal posizionamento della scapola. L’attività del gran pettorale e del dorsale sono sostanzialmente invariate durante la trazione, mentre l’attività del gran dentato rimane significativamente minore. Non è chiaro se la minor attività del gran dentato è minore a causa della stanchezza. L’ultimo ma non meno importante cambiamento risulta essere l’aumentata attività del sottospinato quando la mano esce dall’acqua, probabilmente per abbassare la testa omerale per evitare un ulteriore impingement.

DORSO

Il dorso è simile allo stile libero con la differenza che la testa non è sommersa in acqua e le braccia sono di fianco piuttosto che di fronte al corpo. Il braccio entra in acqua sopra la spalla, con il gomito esteso e con il dito mignolo per primo. Il rollio del corpo verso il braccio permette ai grandi muscoli del tronco ti effettuare la trazione. Il gomito si piega, raggiungendo la massima flessione circa a metà della fase di trazione. Anche quando il gomito è flesso, la mano non fa rompere la superficie dell’acqua a causa del rollio del corpo dallo stesso lato. Il braccio continua a spingere in basso in direzione dei piedi finendo la bracciata con la flessione del polso. Il braccio opposto entra in acqua una frazione di secondo prima che l’altro braccio finisca la trazione. Con la spalla per prima, il primo braccio inizia la fase di recupero fuori dall’acqua con il braccio in rotazione interna permettendo alla mano di entrare in acqua con il quinto dito per primo. All’entrata della mano, il braccio forma una linea dritta immaginaria che va dalla  punta delle dita fino all’angolo inferiore della scapola. Questa posizione è ottenuta tramite l’adduzione della scapola che permette all’intero braccio di entrare più facilmente in acqua.

RANA

Il movimento del braccio nella rana inizialmente sembra uguale alla fase di trazione della bracciata a farfalla. Comunque la trazione della rana non continua con il passaggio degli avambracci sotto al corpo a livello dei fianchi come nella bracciata a farfalla. Iniziando con una posizione a spalle flesse, con i gomiti estesi dritti e con gli occhi in avanti, il nuotatore gira il palmo delle mani all’esterno e leggermente verso l’alto in deviazione ulnare verso l’acqua in arrivo. Mantenendo i gomiti alti, il nuotatore supina le mani per dare inizio alla fase di trazione. Le spalle si muovono in rotazione interna, adduzione e infine in estensione affinchè il nuotatore si spinga in avanti nell’acqua. La posizione idrodinamica è mantenuta con le ginocchia che si flettono e seguentemente si estendono leggermente divaricate come in posizione di calcio di una rana. La testa, le spalle e la parte superiore del corpo sono portate sopra la superficie dell’acqua quando le spalle si adducono con le mani leggermente davanti al petto. Le anche sono ruotate esternamente e flesse all’incirca a 35°, le ginocchia sono flesse a 90°, i piedi sono in eversione e in flessione dorsale così che il nuotatore scorra in avanti. Questo avviene tra la trazione e il calcio così che il ritmo diventi: trazione, avanzamento, calcio. Il nuotatore quindi inizia ad eseguire un potente calcio in direzione posteriore, mantenendo i piedi in eversione in modo da avere più spinta propulsiva e muovere il corpo in avanti. Questo calcio è un potente movimento di adduzione dei fianchi; i fianchi e le ginocchia si estendono con potenza facendo tornare il nuotatore alla posizione idrodinamica originaria.

Le differenze tra lo stile libero e rana sono: la rana ha una più lunga fase di recupero, lo stile libero ha una fase di trazione più lunga, nella rana le spalle rimangono a gradi di elevazione dell’omero maggiore rispetto allo stile libero; l’attività muscolare nella fase di trazione è simile nelle spalle non dolorose.

VARIAZIONE DELLA MECCANICA DELLA RANA IN PRESENZA DI DOLORE

Sono state studiate le elettromiografie (Rudy et al.) nei nuotatori che praticano rana sia con spalle normali che con spalle dolorose. Quelle dolorose mostrano un notevole incremento di attività del gran dorsale, del trapezio superiore e del sottoscapolare durante la fase di trazione. Durante la fase di recupero, i nuotatori con spalla dolorosa mostrano una diminuita attività del trapezio superiore e del sopraspinato. Una diminuzione della rotazione verso l’alto della scapola durante il recupero può predisporre la spalla all’impingement quando le braccia si muovono per iniziare la fase di trazione a causa di una diminuita attività del dentato anteriore e del trapezio superiore.

CONCLUSIONI:

Per prevenire al meglio gli infortuni si possono impostare programmi di allenamento, di forza, di stretching ed evitare errori nell’esecuzione del gesto tecnico della bracciata. Tale programma deve essere scelto in relazione all’obiettivo che intende raggiungere il nuotatore in collaborazione con l’allenatore, partendo dal presupposto che uno sport così intenso e stressante non può fare altro che deteriorare l’intero complesso articolare della spalla nel corso degli anni.

Bibliografia: